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Tindari Festival
30 Giugno 2023 - 27 Agosto 2023
TINDARI FESTIVAL
TRADIZIONI
67° edizione 2023
Dal 30 giugno 2023 al 27 agosto 2023
Tindari – Patti (ME)
Tindari Festival – “La nostra parlata e le nostre movenze arrivano dai nonni dei nostri antenati…” Andrea Camilleri.
La nostra terra è ricca di culture che nel corso dei secoli si sono contaminate, fuse, generando una “Nova Cultura” che ha determinato la natura, odierna, delle persone che abitano il nostro territorio.
I greci, primi colonizzatori delle nostre terre, grazie all’abbondanza di acqua e la conseguente fertilità, hanno radicando i loro usi e costumi inglobando le popolazioni locali, gli ausoni, non del tutto strutturate. Le culture greche assimilate dai romani vennero assorbite dagli arabi e passate ai normanni per essere plasmate dagli spagnoli e arrivare a noi.
La 67° edizione di Tindari Festival, vuole porre attenzione su quei progetti che raccontano la storia del nostro popolo e la nostra identità grazie alle tradizioni che con il susseguirsi di diverse civiltà, hanno generato veri “spettacoli antropologici” che contengono il patrimonio genetico della nostra anima.
Non vuole essere solo il recupero delle nostre antiche usanze di socializzazione e di culto, che pure determinano la nostra etnografia, ma ritrovare la narrazione emotiva delle nostre origini, cercare un punto dal quale passa la linea della nostra discendenza: imparare a conoscere noi stessi attraverso le storie dei “nonni dei nostri avi”, come dice Camilleri.
Investire sullo studio delle “Tradizioni” significa dare valore alla terra, valore al tempo, valore alle persone e dunque dare valore al futuro.
Ecco di cosa parleranno gli spettacoli del Tindari Festival 2023:
RACCONTI DI ZAFFERANO
30 giugno ore 20
Teatro di Paglia
di e con Maria Pilar Perez Aspa
spettacolo + cena con paella di carne
Racconti di Zafferano, dell’attrice Pilar Perez Aspa è pensato in apertura del Festival, per iniziare il nostro percorso di quest’anno con la tradizione culinaria spagnola che con la sua presenza nel nostro territorio, dal 1500 al 1700, ha condizionato parte delle nostre usanze arrivate fino ad oggi. Gli spettatori e le spettatrici assisteranno a come si cucina la Paella e ascolteranno un racconto coinvolgete e sorprendente con la parole di Cervantes, Proust, Vicent, Montanari, Scarpellini, Montalbàn, Fernando de Rojas, che parlano di cibo, di fame, di nutrimento, di ritualità. Alla fine verrà offerto il piatto tipico della tradizione spagnola: la Paella.
DIVA TROFIMA
3 luglio ore 21
Patti Piazza Chiesa Santa Febronia
a cura di Nicola Tindaro Calabria
regia di Alba Porto con Francesca Porrini
Emilia Tiburzi e il coro Lasettimanota
Tradizioni popolari – Prima Nazionale.
Elaborazione di Nicola Tindaro Calabria, stimato studioso e depositario della memoria storica del nostro paese di Patti.
La nostra Santa Febronia, nel paese di Minore (in Campania) viene venerata con il nome di Santa Trofimena, il suo martirio determinò la storia del nostro paese, grazie alla devozione della Regina Adelasia, madre di Re Federico II, nominata “mamma” del Regno delle Due Sicilie.
Lo spettacolo recupera la produzione letteraria in omaggio alla santa patrona di Patti e Minori pubblicata in un periodo storico tra va dal 1820 al 1840.
Nella prima metà dell’Ottocento fu pubblicata l’opera del Natoli, futuro arcivescovo di Messina, del Cavallari e scrisse diversi sonetti Biagio Tommaso Guardina, autore di un’opera teatrale in versi rappresentata a Patti nel 1822.
Poesie, sonetti, canzoni, inni, compongono lo spettacolo che si snoda tra narrazione, recitazione e canto con un crescendo di emozioni e liricità dettata dai versi in rima.
La direzione viene affidata alla giovane compagnia Asterlizze riconosciuta dal Ministero della Cultura. In scena il talento di Francesca Porrini e della giovane Emilia Tiburzi e con la straordinaria partecipazione del Coro Polifonico pattese Lasettimanota.
LA BALLATA DEL CARCERE DI READING
8 luglio ore 21
Teatro Greco Tindari
di OSCAR WILDE
regia Elio De Capitani
con Umberto Orsini
musiche di Giovanna Marini
Orsini, Marini, De Capitani: tre artefici per uno spettacolo con una strana genesi. L’idea nasce dall’incontro di Umberto Orsini e Giovanna Marini in un altro spettacolo, Urlo di Pippo Delbono dove Orsini ha portato la sapienza dei suoi frammenti di Wilde e Shakespeare e Giovanna la sua antica esperienza del canto degli umili al confronto con la composizione del mondo disperato nel circo umano di Delbono e dei suoi fedeli compagni di viaggio.
Nel progetto è stato poi coinvolto Elio De Capitani che aspettava solo un’ultima spinta per affrontare qualcosa a cui pensava da tempo, “il dilemma, o meglio il paradosso di Wilde”. Seguendo la lezione di Franco Buffoni, De Capitani fa piazza pulita dei molti Wilde mitici per cercare quello reale, capace di prefigurare il secolo a venire anticipando l’arte come recita sociale e la vita come performance artistica.
Secondo il regista, The ballad of Reading gaol si presta a una messinscena “perché in un certo senso lo è: è una messinscena complessa, ritualmente complicata, dove una volta ancora l’attrazione fisica si sublima in canto e il canto sublima la sofferenza in bellezza”. Al centro di tutto, Wilde: la sua condizione di prigioniero e il corpo di un ragazzo, un giovane soldato, condannato alla forca per l’assassinio della sua amante, un Woyzeck inglese con la giubba rossa dei dragoni di sua maestà. Wilde lo ha solo visto nell’ora d’aria e trova una nuova vena che unisce i suoni, i colori, i pensieri e gli incubi e i corpi inappagati della galera con una certa luce di un amore trasfigurato.
Giovanna Marini ha scritto cinque ballate, componendo una musica che va dalla ballata irlandese fino a Schubert, passando anche per i Beatles. Umberto Orsini farà Wilde, teso a cogliere solo il lato artistico-estetico, la bellezza dei versi. De Capitani immagina e studia una scrittura che sia “strategia di dislocazione sapiente delle forme e dei materiali da combinare con le parole cantate di Giovanna, con la sua musica altrettanto ostinata e precisa”.
E VENNE BUIO
racconto delle Termopili
11 luglio ore 20
Teatro di paglia
regia e testo di Giovanni Arezzo
con Stefano Panzeri e musiche dal vivo Michele Piccione
Premio Renato Palazzi – Prima Nazionale Scritto e diretto da un giovanissimo autore siciliano Giovanni Arezzo dirige Stefano Panzeri con le musiche dal vivo di Michele Piccione, tre bei talenti della nostra terra. La battaglia delle Termopili, una pagina di storia paradigmatica, singolare e affascinante, tra gli accadimenti più importanti per la cultura, l’identità e la tradizione dell’Occidente, oltre che fatto storico di costante ispirazione, insieme alle altre guerre persiane, per diversi autori di molta letteratura e poesia europea e mondiale. Convinti che una storia che ha appena compiuto duemilacinquecento anni possa e debba assolutamente parlare alle donne e agli uomini di oggi, partendo da due modelli di espressione artistica come punti saldi: da una parte il teatro di narrazione, e dall’altra il linguaggio proprio della poesia contemporanea, dello slam, dello spoken word, che sono oggi forse le forme più alte e sincere di tradizione orale nel mondo, perché hanno avuto l’abilità di trasformare, declinandoli al presente, gli esempi e gli insegnamenti degli aedi e dei cantori greci.
MODUS LUDENDI
16 luglio ore 20
Teatro di Paglia
regia di Laura Giacobbe
con Antonio Alveario e Fabrizio Romano
Progetto Somiglianze
Due uomini trascorrono le loro giornate in una sala gioco: scommettere, pronosticare,
combinare numeri, fissare lo schermo di una slot, senza tempo, in silenzio.
Somigliano molto alle creature alla deriva che il panorama urbano ci offre tutti i giorni e in numero sempre crescente.
Non sappiamo, o meglio non capiamo, se quella sala funzioni da prigione o da rifugio, non capiamo se per quei due la sala gioco sia un segno di desolazione sociale o se sia invece deliberata scelta di annullamento. Il tempo che perde la sua funzione di scandire l’esistenza segna una profonda distanza tra il dentro e il fuori, ed è in questo interno scollegato dalla realtà, che Giacinto e Michele, visionari inconcludenti, comici e grotteschi, si preparano ad altre potenziali dimensioni della loro presenza nel mondo, in penombra, in attesa, con ostinazione.
Sono uomini del sud, in loro vive e persiste forte il sentimento pagano del caso, aggiornato e malamente mescolato al concetto di “assunzione del rischio” che la società contemporanea prescrive all’individuo sotto forma di ricetta per essere vincenti.
La sghemba saggezza di questi due estremisti del gioco, si serve di un altro gioco, quello teatrale, per filtrare finalmente da quel luogo assurdo e svelare che fuori tutto è altrettanto aleatorio, che tutti cercano allo stesso modo soluzioni “ludiche” per
addomesticare il senso di incertezza del tempo che viviamo, per svelare che il modo migliore di credere in se stessi è consegnarsi ciecamente al futuro, posizionarsi in un spazio che è avanti, in un tempo che è avanti, ripetendo tentativi dall’esito imprevedibile.
In questo nuovo/vecchio panorama urbano, la speranza funziona esattamente come il gioco d’azzardo e quei due ludopatici del sud sono ostinatamente capaci di sopportare questo azzardato accostamento.
IN DIFESA DI CLITENNESTRA
21 e 22 luglio
Ex Convento San Francesco
regia di Stefano Molica con Manuela Ventur
Noemi Scaffidi e Valentina Martino
Prima Nazionale
Testo inedito diretto dal regista Stefano Molica con in scena tre grandi attrici. Capitanate da Manuela Ventura, attrice dal bel talento nostrano conosciuta in tutta Italia grazie alle sue interpretazioni tra la più importati produzioni televisive e per la seconda volta a Tindari Festival. In scena con Manuela ci saranno due talenti di Patti, le bravissime Noemi Scaffidi e Valentina Martino.
ILVA FOOTBAL CLUB
25 luglio ore 21
Teatro Greco Tindari
di Usine Baug & Fratelli Maniglio
Parla di un sogno, un sogno grande due volte la città di Taranto, un sogno che lentamente e inesorabilmente si sgretola e si scontra con la realtà.
La storia della più grande acciaieria d’Europa s’intreccia alla leggenda di una piccola squadra di calcio nata proprio sotto le ciminiere dell’Ilva, per dare voce alle tante storie vissute a Taranto.
Storie di lotta tra salute e lavoro, tra speranza e disillusione, tra sogno e realtà. Attraverso la metafora sportiva, la poesia delle immagini e la verità delle testimonianze, ILVA FOOTBALL CLUB racconta la storia di una città sacrificabile, che oggi è Taranto ma domani potrebbe essere un’altra città, mostrandoci quanto ciò che accade ci riguarda molto più di quanto immaginiamo.
“C’era una volta un campo da calcio in mezzo al quartiere, uno di quei campi di periferia che ti segnano le ginocchia per tutta la vita, quelli con le porte fatte di tubi innocenti, le reti rubate ai
pescatori e lungo la recinzione metallica distese di mozziconi spenti a fare compagnia ai tifosi.
Quelli dove tutti, o quasi, hanno sognato di diventare calciatori. In quell’arena per gladiatori, giocava una squadra di undici uomini, che scendevano in campo senza pretese e che non
sospettavano per niente del destino che li attendeva.
Questa è la storia di una cavalcata incredibile, di un gol impossibile all’ultimo minuto e del sogno chiamato ILVA FOOTBALL CLUB”.
CONTRADA LUNA
28 luglio ore 20.30
Teatro Greco Tindari
regia di Mario Incudine Mario Incudine
Progetto originale “Tindari a cielo aperto”
con la Libera Compagnia Teatro per Sognare della Casa Circondariale di Messina
Darteventi – Prima Nazionale
Grazie al Protocollo d’intesa tra Tindari Festival, l’Istituto Penitenziario di Gazzi (ME) e l’associazione D’artEventi, creeremo uno spettacolo teatrale pensato appositamente per il nostro pubblico e il nostro territorio. Mario Incudine curerà la regia e la riscrittura di testi della tradizione poetica e letteraria siciliana. CONTRADA LUNA è un racconto popolare di poesia e fantasia per portare la luna sulla terra, luogo destinato ai sogni degli esseri umani.
STAND UP OMERO COMEDY
1 agosto ore 21
Teatro Greco Tindari
regia Sergio Maifredi
con Paolo Rossi
Stand up Omero con Paolo Rossi, per attraversare tutta l’Odissea in 60 minuti.
Il primo grande racconto della letteratura occidentale, torna alla sua forma originaria: la narrazione orale. – scrive Sergio Maifredi – L’Odissea è nata per essere detta ad alta voce, con un attore a raccontare ed un pubblico ad ascoltare, insieme, in un tempo ed uno spazio definiti.
Una condizione che è alla radice del teatro e presenta la figura di Omero come il primo dei cantastorie.
In questo momento – dichiara Paolo Rossi – voglio tornare a raccontare storie dal vivo. L’importanza di raccontare storie è fondamentale per portare un conforto laico alle persone. Per me – continua – Omero forse non è mai esistito, era il nome di una cooperativa di cantastorie. Forse tutta la storia dell’Odissea è Ulisse che l’ha commissionata ad Omero, perché non sapeva cosa dire a sua moglie dopo avere impiegato dieci anni per tornare a casa.
Un grande racconto ed un grande attore dalla straordinaria intelligenza comica, un artista che sa rendere vive, davanti ai nostri occhi, parole che hanno tremila anni.
ANTROPOLAROID
di e con Tindaro Granata
+ Premio “I megghiu di’ nostri”
a cura dell’ACIAP e del gruppo SCRUSCIU
Definire Antropolaroid non è semplice: ad oggi non c’è nulla di paragonabile al lavoro originalissimo di Granata. Forse dovremmo chiamare in causa Charlie Chaplin, ma anche il teatro dei racconti e della terra sicula o semplicemente un lavoro sull’immaginazione, la musica, la memoria. Antropolaroid, spettacolo di cupa bellezza, struggente, attraversato da un’inquietudine dolorosa, dove a tratti si coglie ugualmente, amaramente, l’occasione di ridere, per la caratterizzazione dei personaggi, il loro susseguirsi sulla scena, per l’abilità stessa dell’attore nel trasformarsi: tante le metamorfosi. Straordinario Tindaro Granata da solo racconta di figure familiari, di generazioni, di una terra, la Sicilia, da cui anche allontanarsi. Con il proposito di andare a Roma, diventare attore, fare del cinema … Perché dentro questo spettacolo ad alta condensazione ed intelligenza teatrale, ci sono , rielaborate con molta sensibilità, schegge di storia dello stesso interprete in scena, con quel titolo che fonde insieme la ricerca antropologica con lo scatto fotografico, la memoria trattenuta nell’immagine, racconto tramandato, vissuto profondamente. Antropolaroid è creazione teatrale colma di molte emozioni, per il testo, la recitazione, per la concretezza e l’universalità della narrazione, il ritmo avvolgente. Tindaro Granata passa attraverso i decenni in molteplici ruoli, ad ogni età, maschio o femmina, tra giochi, balli, lavoro, relazioni familiari, paure, brevi passaggi ogni volta a comporre dialoghi, legami, situazioni, lui solo e tanti . La novità di uno spettacolo come Antropolaroid sta nell’utilizzo di una tecnica, antica, come quella del “cunto”, che viene scomposta e il meccanismo del racconto viene sostituito dalla messa in scena dei dialoghi tra i personaggi del racconto. Non vengono narrati i fatti, ma i personaggi parlano tra di loro e danno vita alla storia.
CAMICETTE BIANCHE
Il Musical
17 agosto ore 21
Teatro Greco Tindari
regia di Marco Savatteri
Premio Renato Palazzi
“Camicette Bianche – il Musical” celebra il ricordo dei nostri emigrati: un viaggio dalla Sicilia all’America nei primi anni del ‘900; un’opera teatrale che affronta il tema sempre attuale e drammatico dell’emigrazione e che ci ricorda che ad emigrare (e in molti) siamo stati anche noi. Lo spettacolo racconta la storia vera di Clotilde Terranova: una delle sartine coinvolte nel tragico incendio della famosa fabbrica di camicette bianche a New York, nel marzo del 1911, da cui deriva la Giornata internazionale delle donne, l’8 marzo. Camicette Bianche è uno spettacolo musicale, con danze, canti e dialoghi appassionati, che unisce musiche della tradizione popolare e canzoni italiane, riadattate in chiave teatrale; ma riscopre anche antiche canzoni originali dei primi italo americani. Uno spettacolo fortemente corale, con band dal vivo; uno scrigno di storie racchiuse come in una foto ingiallita di cento anni fa.
MAGNIFICAT
25 agosto ore 21
Ex Convento San Francesco
di Alda Merini
adattamento Gabriele Allevi
regia Paolo Bignamini
con Arianna Scommegna
e con Giulia Bertasi alla fisarmonica
Le brucianti parole di Alda Merini raccolte nel libretto Magnificat suscitano una vibrante interpretazione da parte di Arianna Scommegna che sa restituire tutta la carnalità, tutta l’intimità e tutta la sorprendente immedesimazione della poetessa milanese nei panni della Vergine Maria. Nel Magnificat di Alda Merini, l’umanità di Maria fa emergere una potente contraddizione: la vastità del divino sa trovare spazio in un corpo, e per giunta nel corpo di una ragazzina. Così incontriamo lo spavento e la speranza, lo sgomento e lo stupore, il dubbio e la certezza di quella che sarà la madre di Dio. Questo contrasto trova il suo compimento nell’accettazione del Mistero. La poesia di Alda Merini, nelle parole di Maria, riesce infatti a far coesistere lo smarrimento presente, il ricordo dell’innocenza passata e la dolorosa consapevolezza dell’avvenire. Maria è, nel medesimo tempo, se stessa, la ragazzina che era e la madre di Dio che sarà. Un cortocircuito vertiginoso e inafferrabile.
MAGNIFICAT è nel progetto Madonna Nera
Un’ importante azione culturale pensata per rielaborare teatralmente, con grande rispetto, la devozione della nostra Madonna Nera, poichè non vuole essere una questione solo religiosa, ma un fatto, un’appartenenza culturale che determina l’identità di questo luogo. L’affluenza al Santuario di Tindari annualmente coinvolge migliaia di visitatori che il giorno dello spettacolo dedicato alla Madonna Nera, cercheremo di portare in Teatro e creare nuovo pubblico.
GIUDEI SAN FRATELLO
27 agosto ore 21
Teatro Greco Tindari
GIUDEI A TINDARI
Eleonora Bordonaro
e i Giudei di San Fratello in Verso Roda
con i cunti di Giuseppe Provinzano
Tradizioni Popolari
Il paese di San Fratello, sui Nebrodi, parla un antica lingua gallica. La tradizione dei Giudei è singolare in tutto il mondo cattolico, poiché rappresentano coloro che, deridendo e percuotendo Gesù, lo accompagnano verso il Calvario per la crocifissione. L’origine di questa festa risale ai tempi degli aragonesi. La serata dedicata a questa antica processione è introdotta dal magico concerto di musica tradizionale e musica contemporanea siciliana con la stupenda voce di Eleonora Bordonaro e dai cunti di Ferrazzano, interpretato da Giuseppe Provinzano.
Il lavoro di Eleonora Bordonaro : Roda, cioè lei, è una cantante appassionata di sperimentazioni tra storia e futuro. Roi, cioè loro, sono i disturbatori, i trombettieri irriverenti, gli allegri, irridenti, acrobatici dileggiatori, suonatori ebbri di entusiasmo. Eleonora Bordonaro incontra i Giudei di San Fratello in un repertorio originale, in gallo italico, dedicato ai misteriosi personaggi dei riti della Pasqua di San Fratello, in provincia di Messina. Ci si meraviglia dell’arcano dialetto gallo italico sanfratellano, si balla al suono di marranzani, percussioni ed elettronica. Roda è uno squillo, una frustata e un trillo, uno schioccare di fruste e cavalli al galoppo, un urlo gridato in faccia alla morte, alla malinconia, alla solitudine. Con una risata. Un concerto in bilico tra festa popolare, dancehall, saggio antropologico, raduno rock, fumetto e visione mistica. Un prodotto artistico contemporaneo, libero e ispirato, che proietta frammenti sonori arcani in un orizzonte contemporaneo.
Il lavoro di Giuseppe Provinzano:
P3-coordinate popolari-la trilogia
Agatuzza Messia, Anna Brusca, Mattia Di Martino, Maria Curatolo .. e poi Giuseppe Furia, Francesca Leto, Elisabetta Sanfratello e poi ancora operai, mercanti, contadini, marinai viandanti gente del popolo … sono solo alcuni dei palermitani e siciliani da cui Giuseppe Pitrè si fece raccontare quelle storie, quei canti, quelle usanze, quei giochi, divenuti nostro patrimonio culturale reso da lui immortale. Senza mai prendere una posizione di giudizio, con una pazienza e un’osservazione minuta delle persone e delle cose, il lavoro di Giuseppe Pitrè è all’insegna del rispetto per l’uomo e di amore per i popoli del sud, lasciato al suo destino, mal governato e spesso sfruttato (anche oggi?) che ha trovato rifugio proprio in queste favole, nel canto nelle tradizioni e nelle storie mille volte rielaborate. P3_coordinate popolari declina attraverso diverse forme d’espressione artistica il patrimonio che il Pitrè ci ha donato, per un progetto ideato nell’anno del centenario della sua morte, con l’intento di rendergli omaggio riportandolo nelle strade delle città, nei teatri e nei festival rielaborandolo utilizzando linguaggi performativi che, fuggendo da un approccio didascalico, ne reinterpretino lo spirito di rappresentazione restituendone la sua contemporaneità.
Il disegno della locandina è stato realizzato da Serena Campana
L’ideazione grafica e la realizzazione del cartellone sono di Stefania Rotondo.